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Il Progetto Pepea Trust, Esodo

Il Progetto Pepea Trust, Esodo

La sua visione, missione, strategia, ed obbiettivo immediato

Missione

Il mondo ha bisogno di persone che diventino presenza e segno profetico del Regno di Dio. In modo più laico, il mondo ha bisogno di spazi utopici secondo le due etimologie della parola ‘utopia’: uno spazio buono (da eu-tópos o uno spazio che non c’è (da ou-tópos); la prima si riferisce alla creazione di uno spazio che risponda alle speranze più profonde del cuore umano, la seconda sottolinea la consapevolezza dei limiti di ogni tentativo di creare questo spazio una volta per tutte. Crediamo che, in Nairobi, i primi destinatari di uno spazio come questo debbano essere gli abitanti socialmente ed economicamente più vulnerabili delle baraccopoli, che vivono con la minaccia costante di perdere anche quel poco che hanno a causa dell’abbattimento delle loro baracche.

Missione

Vogliamo creare, in Nairobi, una comunità egualitaria di sorelle e fratelli che accolgono in modo particolare gli oppressi – siano essi esclusi, impoveriti o discriminati – condividendo con loro percorsi di liberazione e di speranza, in dialogo con tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Questa comunità sarà ecumenica e interreligiosa, aperta a tutti indistintamente, e mirerà alla liberazione integrale della persona. Metterà in essere, quindi, percorsi economici, sociali, spirituali e culturali di liberazione, dal momento che tutte queste dimensioni sono sempre interconnesse.

Strategie

Creare uno spazio comunitario in cui i differenti percorsi di liberazione coordinati da Pepea Trust si incontrino e si fecondino a vicenda.

I percorsi già in atto, sono i seguenti:

1) la cura di bambini di strada, insieme a disabili abbandonati a se stessi e dediti all’accattonaggio;

2) l’organizzazione di una rete nazionale ed internazionale di personale e strutture sanitarie per far fronte alle situazioni di salute dei più indigenti (Pepea Trust collabora con l’ONG Rainbow For Africa);

3) il sostegno a Deep Sea Simama Community Based Organisation, comunità di base composta dagli abitanti della baraccopoli di Deep Sea , che monitora la situazione delle persone più povere della baraccopoli, incoraggia le attività di micro credito e risparmio, e si impegna nel migliorare le condizioni igienico-sanitarie dei suoi abitanti;

4) la creazione di nuovi posti di lavoro attraverso un’azienda basata su una ‘economia di condivisione’; questa azienda, Afrika Pendaneni limited, appartiene ad un gruppo di donne che cuciono assorbenti mestruali, e ad un gruppo di giovani badanti; entrambi i gruppi sono costituiti da gente che risiede nella baraccopoli di Deep Sea;

5) l’impegno legale a favore di coloro che hanno un legittimo diritto di proprietà sul terreno che occupano, in particolare gli stessi abitanti della baraccopoli di Deep Sea che, benchè siano in quel luogo prima che il Kenya ottenesse l’indipendenza, vivono nel terrore di vedere le proprie baracche divelte anche nel corso di una sola notte;

6) l’offerta di lezioni, da parte di un gruppo di giovani insegnanti residenti in Deep Sea (I care Don Milani Association ), a ragazzi e ragazze poveri della baraccopoli che frequentano la scuola secondaria, con lo scopo di migliorare la loro preparazione culturale e sviluppare il loro pensiero critico;

7) l’offerta del Corso di Lettura Popolare della Bibbia che permette di responsabilizzare spiritualmente i poveri e far loro scoprire il potere della Parola di Dio di trasformare la realtà;

8) infine, è anche in fase di elaborazione un vero e proprio percorso culturale di liberazione che, da un lato, faccia tesoro delle enormi ricchezze della cultura e della religiosità africane e, dall’altro, traduca l’esperienza in corso in un pensiero teologico capace di illuminare la vita di coloro che sono impegnati in percorsi simili, dialogando con chi nel mondo sta sviluppando una riflessione simile.

Obbiettivo Immediato

Pepea Trust ha ricevuto in donazione da un contadino un piccolo terreno di circa 450 metri quadri che potrebbe diventare un ‘luogo di salvezza’ per la gente diseredata di Deep Sea in cammino su quei percorsi di liberazione appena descritti. Secondo la tradizione religiosa giudaico-cristiana i popoli possono raggiungere la libertà e la felicità solo dimorando in un luogo in cui si realizzano particolari condizioni. Nell’Antico Testamento la libertà dalla schiavitù del popolo di Israele trova il suo compimento nella Terra Promessa; mentre alla fine del Nuovo Testamento l’umanità è accolta nella città della Gerusalemme Celeste. Siamo consapevoli che si tratterebbe solo di un piccolissimo segno di ‘restituzione’, tuttavia questo segno minuscolo potrebbe innescare un movimento capace di coinvolgere molte altre persone e realtà.

Nostro obbiettivo è pertanto costruire una struttura che possa soddisfare almeno parzialmente i bisogni richiesti dalle attività in corso. Il fatto che la struttura apparterrà ad una fondazione garantisce che nessuno potrà cambiarne l’uso, che è chiaramente conforme agli scopi statutari della fondazione stessa.

La costruzione dovrebbe avere i seguenti requisiti:

1) un vano da utilizzare come sala di incontro, convegni, refettorio ed aula liturgica; 2) una cucina che possa essere utilizzata anche per preparazione di prodotti culinari destinati alla vendita; 3) stanze da letto per i bambini abbandonati, portatori di handicap e badanti o educatori; 4) una stanza per l’assistenza medica; 5) due aule scolastiche per la scuola primaria e secondaria; 6) un vano per la produzione tessile di taglio e cucito; 7) un ambiente da destinare al centro studi teologici o di cultura africana; 8) stanze da letto per ospiti e volontari; 9) un vano per la lavanderia;

Dato che la terra a disposizione è abbastanza piccola per poter avere tutti questi spazi, la struttura dovrà necessariamente svilupparsi in più piani.

Gli spazi

  1. sala multiuso (refettorio, liturgia)
  2. cucina
  3. stanze da letto per bambini, portatori di handicap ed educatori
  4. aule scolastiche per scuola primaria e secondaria
  5. ambulatorio
  6. laboratorio di cucito
  7. centro studi teologici e di cultura africana
  8. stanze da letto per ospiti e volontari, B&B
  9. vano lavanderia

SOSTENIBILITÀ ECONOMICA DELLA STRUTTURA CHE INTENDE REALIZZARE PEPEA TRUST IN LIMURU (KENYA)

Analisi della situazione

La struttura in questione ha lo scopo di servire i seguenti progetti in atto:

1) La presa in cura in ogni aspetto di minori disagiati ed anche qualche disabile adulto. Al momento sono quasi 50 i bambini ed i ragazzi di cui mi occupo insieme ai volontari attraverso sponsor che provengono dall’Italia e dal Regno Unito utilizzando un conto dei frati, ma a breve tutto sarà gestito da Pepea Trust.

2) La creazione di attività produttive per la ‘cooperativa di donne’ Afrika Pendaneni Limited. Adesso stanno producendo assorbenti in cotone riutilizzabili (per le donne nei villaggi, negli slum e le ragazze della scuola secondaria) ma in futuro potranno produrre vestiario e se avranno spazi igienicamente adeguati, prodotti culinari. Al momento lavorato in alcuni locali da noi costruiti nella baraccopoli di Deep Sea. 3) L’offerta di spazi di ricezione per volontari per il personale medico di Rainbow For Africa ed i volontari di Engim, che intendono prestare il loro servizio in Kenya. Al momento questo personale è ospitato dalla struttura ricettiva dei frati.

Prospettive

1) La fonte di introito certa che sarebbe disponibile già a struttura terminata sarebbe data dagli sponsor che sostengono i bambini e ragazzi di cui ci prendiamo cura. Adesso il grosso della somma viene utilizzata per pagare le boarding schools in cui questi bambini e ragazzi risiedono per la maggior parte del tempo; ma con la struttura si pagherebbero solo le tasse scolastiche della daily school mentre il resto sarebbe utilizzato per vivere nella struttura ed organizzare una scuola pomeridiana sul modello della scuola di Barbiana (questo tentativo è già in atto con i ragazzi della scuola secondaria nella baraccopoli di Deep Sea).  A questo scopo la struttura prevede: 16 posti letto per bambini/e e ragazzi/e, 2 stanze per educatori, 2 stanze per portatori di handicap, 2 o 3 stanze da destinare ad uso scolastico e ricreativo più la grande hall al piano terra. Inoltre, da subito si dovrebbero avviare le pratiche per poter accedere alle risorse che lo Stato del Kenya mette a disposizione per queste strutture, si sono già presi dei contatti con il Ministero dell’Educazione.

2) Con la struttura pronta si potrebbe cominciare da subito la produzione di prodotti culinari da mettere sul mercato (questa è la ragione dell’ampia cucina che si vuole realizzare a piano terra e il deposito adiacente. Nairobi è il centro delle Nazioni Unite in Africa, la presenza di stranieri è molto alta e così la ricerca di prodotti culinari che solo con molta difficoltà si trovano nei ‘malls.’ Ed altre attività lavorative potrebbero sorgere dato che la struttura prevede una o due aule per attività lavorative al primo piano.

3) Gli ambienti destinati ai volontari, esattamente 6 stanze con un totale di 10 posti letto, potrebbero essere utilizzate durante il periodo in cui non ci sono volontari come B & B; anche la grande Hall al piano terra potrebbe essere affittata per chiunque chiedesse la disponibilità in Limuru. Il progetto prevede anche la realizzazione di un centro di spiritualità e studi della cultura africana, anche questo genere di attività potrebbero incrementare la ‘circolazione’ di gente nella struttura e garantire un ulteriore piccolo contributo economico dato il forte bisogno culturale e religioso della popolazione keniana.

In realtà, le risorse economiche per sostenere la vita delle persone che risiederanno nella struttura e la sua manutenzione ordinaria non saranno eccessive. La gente che dovrà risiedere nella casa viene dalle baraccopoli e riesce a soddisfare i suoi bisogni primari con poco. In Kenya non si ha la necessità di riscaldamento come in Europa e, quando non si deve far fronte a questo tipo di spese, i costi della vita quotidiana sono davvero irrisori. Certo si dovranno fare solo le spese che si riescono ad affrontare come si è fatto finora. Tuttavia, la verità è che senza ‘un posto’ non si può intraprendere nessuna attività lavorativa seria, e si è condannati alla precarietà se non alla schiavitù (le donne che aiutiamo lavorano 8\12 ore al giorno anche per 3 dollari!), mentre con un posto si può davvero cominciare a pensare ad un percorso efficace di liberazione, anche economica, per questa gente che già nelle baraccopoli mostra di non essere sprovvista di creatività.

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Membri fondazione

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Consiglio di amministrazione Pepea Trust
Pepea Trust vuole essere un Trust al servizio dei poveri e degli esclusi. Pepea Trust, però, non considera i poveri solo come destinatari delle sue attività benefiche, anzi, ne sono i veri partner, per questo qualcuno dei suoi fiduciari viene dalla baraccopoli di Nairobi. I membri del Trust sono i seguenti...
Pepea Trust

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La Fondazione Pepea (Pepea Trust) ha ricevuto da un contadino un terreno di 450 mq. Così abbiamo deciso di metterlo a servizio degli abitanti delle baraccopoli.